Giacomo Leopardi

Giacomo Leopardi

Leopardi giunge a Pisa nella primavera del 1897 da Firenze.Il suo soggiorno a Pisa era stato voluto fortemente da due toscani amici del poeta: Giovanni Rosini, illustre letterato e editore, e Gaetano Cioni cattedratico di fisica ma appassionato di studi umanistici. Dimora presso un affittacamere in via Della Faggiola, dove ha modo di conoscere la bella Pisana Teresa Lucignani, secondo alcuni studiosi, figura ispiratrice della donna protagonista della celebre lirica ‘A Silvia’. A Pisa ha modo di frequentare l’ambiente accademico, e viene introdotto nei salotti delle nobildonne pisane,che all’epoca rappresentavano il fulcro dell’attività culturale della città. Sarà sulle sponde del lungarno che il Poeta troverà un nuovo sentire per la sua poesia, che inaugurerà il periodo detto dei ‘canti pisano-recanatesi’.

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Andrea Vesalio

Andrea Vesalio

Andrea Vesalio, nato a Brussels nel 1514, fu il grande riformatore delle scienze anatomiche del rinascimento.
A Padova, dove ottenne la cattedra dell’Istituto di Anatomia, svolse le ricerche che gli permisero di completare il De humani corporis fabrica, pubblicato a Basilea nel 1542. Durante il viaggio intrapreso per la pubblicazione, il medico fiammingo ebbe l’occasione di farsi ricevere da Carlo V, sovrano del Sacro Romano Impero, che stupito dalle sue capacità gli propose di diventare medico della corte imperiale. Vesalio accettò l’incarico, ma avendo precedentemente preso degli impegni con Cosimo I de Medici, che lo aveva invitato nell’ateneo pisano appena ristrutturato per tenere un ciclo di lezioni di anatomia, fu costretto a tornare in Italia per prestare fede alle sue promesse.

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Epigrafe Esoterica

Epigrafe Esoterica

Epigrafe di natura molto enigmatica per via del suo testo: una triplice sequenza di simboli, composti da croci, caratteri alfabetici e triangoli rovesciati.
Particolare è anche la sua diffusione: ne esistono tutt’oggi sei esemplari, sostanzialmente identici e diffusi in un’area ridotta della Toscana: Pisa, Pistoia e Barga, presso Lucca. A questi esemplari, si aggiunge anche quello lucchese, di cui ci è giunta solo la testimonianza perché andato perduto.

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Vincenzo Galilei

Vincenzo Galilei

Siamo di fronte ad un’epigrafe celebrativa, realizzata su commissione del Comune di Pisa nel 1942: si ricorda in tale data il ricorrere dei trecento anni dalla morte di Galileo Galilei, e l’epigrafe in particolare testimonia la residenza del padre Vincenzo presso il palazzo sulla quale è affissa, quello della nobile famiglia Bocca. L’evento è testimoniato da diverse fonti(contratto in latino), tra le quali la più importante è la memoria scritta dello stesso Vincenzo che registra ufficialmente il contratto di affitto nella residenza pisana.

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Galileo Galilei (via Giusti)

Galileo Galilei (via Giusti)

Nel 1964 il Comune di Pisa bandì un concorso “per uno studio sull’ubicazione della casa natale di Galileo Galilei”: risultò vincitore il prof. Giorgio del Guerra, che individuò nell’abitazione a cui è affissa l’epigrafe il luogo di nascita dello scienziato. Era il quarto centenario dalla nascita di Galileo, avvenuta a Pisa il 15 febbraio 1564; primogenito di ben sette figli, egli trascorse nella città gli anni dell’infanzia e dell’adolescenza, giungendo a insegnarvi come professore universitario nel 1589. Beneficiò in questo della riforma culturale portata avanti da Cosimo I de’ Medici, per merito del quale aveva riaperto, riordinata, l’Università di Pisa – dove Galileo fu anche studente (1580-’85).

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Galileo Galilei (Torre)

Galileo Galilei (Torre)

L’epigrafe in questione è incastonata nella parete destra dell’ingresso alla Torre di Pisa.
Si presenta come una lastra in marmo di dimensioni abbastanza grandi (circa 150×150 cm). Riporta una serie di incisioni in lingua latina.
Commissionata dal granduca di Toscana Leopoldo II, fu realizzata nel 1839 da Vincenzo Carmignani.
Si tratta di una lapide celebrativa. Intende riportare alla memoria una serie di esperimenti che lo scienziato pisano Galileo Galilei avrebbe eseguito dalla sommità della torre durante i suoi studi sul moto dei corpi.

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Antonino Pio

Antonino Pio

L’epigrafe C.I.L. XI 1425 rappresenta un’iscrizione dedicatoria all’Imperatore Antonino Pio, probabilmente come finanziatore principale di un edificio pubblico Pisano – un tempio o un teatro.
L’epigrafe è stata riutilizzata come materiale da costruzione per il Duomo, non senza una sfumatura simbolica rispetto al sogno di grandezza della repubblica marinara.

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Beatrice di Canossa

Beatrice di Canossa

Chi fu la Contessa ‘Domina’ Beatrice ? Rispondere a questa domanda é complesso. Ma certamente ella fu una donna, forse tra le prime, ad avere un ruolo tra i potenti della Storia e ad influenzarne a tal punto le loro azioni che il suo ruolo di mediatrice tra papi e imperatori, mariti potenti, vescovi e feudatari del suo tempo, fu fondamentale per gli andamenti della Storia europea.
Ella fu la Contessa di Canossa, padrona del piú grande feudo italico, parente degli imperatori del Sacro Romano Impero e fedelissima alla Santa Madre Chiesa, che sostenne fino alla morte.

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Nino Costa

Nino Costa

Questa lapide è in memoria del pittore italiano Giovanni Costa, detto Nino, nato a Roma nel 1826.
Artista della scuola romana ottocentesca, la sua pittura fortemente naturalistica, ebbe importanti influenze sulla corrente dei pittori macchiaioli e diversi contatti con il mondo dell’arte internazionale.
Costa partecipò attivamente alle campagne garibaldine, tra il 1848 ed il 1859 e lavorò molti anni a Marina di Pisa, dove prendendo ispirazione dai meravigliosi paesaggi circostanti, produsse diverse opere naturalistiche.
Morì poi nel 1903, proprio a Marina di Pisa nella casa in cui è affissa l’epigrafe in suo ricordo.

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Palazzo della Sapienza

Palazzo della Sapienza

Un tempo, il Palazzo della Sapienza, era un Collegio per giovani, provenienti da diversi Stati italiani dell’epoca, che desideravano studiare all’Università di Pisa. Oggi l’intero edificio potrebbe essere descritto come un campus dato che il primo piano dell’edificio era destinato all’alloggio degli studenti, mentre il piano terra era uno dei luoghi deputati all’erogazione delle lezioni, anche se queste potevano svolgersi in vari luoghi di Pisa. L’epigrafe posta sul muro racconta come Cosimo I diede nuova forza e vigore a un’organizzazione che era attiva fin dal XIV secolo e che, senza l’intervento istituzionale avrebbe potuto chiudere, poiché in gravi difficoltà a causa della mancanza di fondi, delle guerre e delle epidemie di peste che hanno bloccato la crescita dell’attività.

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Regina di Maiorca

Regina di Maiorca

Il 4 marzo 1115, nel corso della conquista delle Baelari, operata da una compagine internazionale guidata da Pisa, venne catturata una delle sorelle del re al-Murtadà insieme alla sua progenie. Tuttavia, considerata la sua misericordia verso i prigionieri, fu rimessa in libertà. Una delle sue figlie, venne invece volontariamente accompagnata a Pisa dall’esercito vittorioso insieme a un figlio e a un fratello. Qui decise di rinnegare l’Islam e di convertirsi tramite battesimo alla fede di Santa Romana Chiesa assumendo un nuovo nome. Soffermatosi sulla sua identificazione, Giuseppe Scalia (2010) riconosce nella nipote di al-Murtadà la moglie del sovrano rex Burrabe, ultimo re indipendente dell’arcipelago balearico.

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Pietro Leopoldo

Pietro Leopoldo

La statua e la relativa epigrafe vogliono commemorare la figura di Pietro Leopoldo I di Lorena, “sovrano illuminato”, e la sua campagna di restaurazione e riforme che hanno caratterizzato il suo periodo di Granduca di Toscana: collaborò con gli intellettuali dell’epoca come Sallustio Antonio Bandini (che pubblicò grazie a lui il Discorso sulla Maremma) e favorì lo sviluppo dell’Accademia dei Georgofili; introdusse vari meccanismi finanziari che favorirono il commercio del grano, abolendo quei vincoli tributari che ne bloccavano la circolazione, e soppresse – uno dei primi sovrani ad attuare tale scelta – le corporazioni di origine medievale che ostacolavano una vera e propria rivoluzione economica.

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Rione Sant’Antonio

Rione Sant’Antonio

La realizzazione di questa epigrafe è stata voluta da un gruppo di uomini nati nel rione pisano di Sant’Antonio nell’arco degli anni ’40. La maggior parte di loro, quindi, ha trascorso l’infanzia nel greve e contrastato periodo del dopoguerra, in cui la povertà e le difficoltà della ricostruzione venivano mitigate dalla gioia per essere sopravvissuti. In questo contesto, è nata fra i bambini e i ragazzi del rione di Sant’Antonio un’amicizia profonda, indissolubilmente legata all’amore per il quartiere dove hanno vissuto. Infatti la forte identità rionale che caratterizzava il Sant’Antonio in quegli anni e l’esistenza di una cultura condivisa fondata su valori e comportamenti comuni hanno guidato la maturazione morale dei ragazzi, instillando in loro il rispetto per il rione che li ha visti crescere.

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Catene

Catene

Due epigrafi commemorative della restituzione delle catene del Porto Pisano da parte di Firenze e Genova, sottratte le prime, in occasione di una battaglia del 1363 tra Firenze (che assoldò alcune galee genovesi) e Pisa, e le seconde in seguito alla disfatta di quest’ultima nella battaglia della Meloria e delle battaglie che seguirono tra il 1284 ed il 1290.Le catene furono restituite dai fiorentini nell’anno 1848, le seconde restituite dai genovesi nel 1860, primo anno dell’unità d’Italia.

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